Valentina Aprea parla del disastro della scuola italiana
«Colpa delle graduatorie dei precari»
L’ex viceministro annuncia l’albo professionale dei prof
«Via il valore del titolo di studio, scuole come fondazioni»
«Pochi docenti di matematica sono laureati in matematica»
24 FEBBRAIO 2008 – Dice di aver chiesto a Brunetta e Tremonti,
incaricati di redigere il programma del Pdl, di riservare una particolare
attenzione alla scuola e alla qualità degli apprendimenti, in caduta libera
stando agli ultimi risultati dell’indagine Ocse-Pisa. Valentina Aprea, già
sottosegretaria all’Istruzione del governo Berlusconi, precisa poi che le nuove
norme sulla scuola del nuovo governo Berlusconi, se la destra andrà al potere,
dovranno puntare sulla necessità di garantire ai ragazzi «solide conoscenze e
solide competenze certificate, a partire dalla lingua inglese, dalla matematica
e dalle scienze». Argomentando come se il suo Berlusconi non avesse mai regnato
in Italia con una maggioranza tanto ampia da avergli potuto consentire di
rivoluzionare la scuola, Aprea e altri esponenti di Forza Italia si dicono
preoccupati tanto dell’ignoranza scolastica (esorcizzata con la considerazione
che «al Sud si sta peggio che al Nord anche se i dati fanno media nazionale») quanto
della scarsa attitudine della classe insegnante a sottoporsi a valutazione.
Già, gli insegnanti e la loro formazione, una vera tragedia. Spiega: «Abbiamo
bisogno di intervenire sugli apprendimenti e dunque sugli insegnanti e per
questo abbiamo chiesto (sempre a Brunetta e Tremonti) di predisporre
l’introduzione degli albi professionali dei docenti e noi lavoreremo per
raggiungere questo obiettivo». Non se ne può più di «insegnanti pedofili riammessi
a scuola, di maestre che tagliano la lingua ai bambini, di professoresse
frustrate che vogliono fare sesso con i propri studenti». Il Pdl si batterà
invece «per una rigorosa valutazione di docenti e dirigenti». E ancora: «Ci
sono insegnanti – precisa – che sono passati di ruolo dopo avere accumultato
punti in graduatorie burocratiche (“una supplenza non si nega mai a nessuno”) e
che non conoscono la valutazione». Il problema esposto da Aprea potrebbe anche
serio e reale. Peccato che pur essendo al governo con una maggioranza
straordinariamente blindata, Aprea e compagni (rectius: “care amiche e cari amici”) non siano riusciti a migliorare la
qualità dei nuovi entrati in ruolo se non per quel poco dovuto all’interessante
trovata del punteggio di montagna che ha riconosciuto il doppio del merito (contro
la volontà di Valentina Aprea, sia chiaro) a chi avesse insegnato su cattedre
d’altura. E quando al termine del suo intervento decreterà che «la carriera dei
docenti dovrà fondarsi sulla loro valutazione», tanto che ben presto «si
guadagnerà di più se si meriterà di più», qualcuno sarà curioso di sapere se la
propria residenza sopra i 150 metri sul livello del mare o la bassa densità
della nebbia che avvolge la propria scuola potranno in qualche modo danneggiare
una futura carriera. La carriera. «Riscriveremo lo stato giuridico dei docenti
e modificheremo le classi di concorso», tiene duro Valentina Aprea, preoccupata
però di non riuscire a farlo in tempo utile per evitare alle giovani
generazioni il pericolo di ricevere una formazione “da anni ‘50”: «Urge
metterci le mani – attacca – prima che vadano in pensione nei prossimi anni
migliaia di docenti». Sarebbe come dire: prima che il loro posto sia preso da
migliaia di precari titolari di vecchie classi di concorso? Chissà. E ancora. «Siamo
per l’abolizione del valore legale del titolo di studio», fa sapere al popolo
azzurro dai capelli piuttosto grigi al quale ha promesso che «i finanziamenti
pubblici alle scuole dovranno seguire le indicazioni delle famiglie». Naturalmente
dopo che queste ultime avranno riconquistato «la libertà di scelta»,
notoriamente conculcata, di questa o quella tra le tante scuole, che «saranno
trasformate in fondazioni». Ora che il fascismo ha traslocato dalla Casa delle
Libertà, è possibile togliersi un sassolino, davanti alla platea del Palazzo
dei Congressi di Carpi. «Siamo l’unico Paese al mondo – si scandalizza Aprea –
in cui i temi della maturità sono decisi dal ministro o dal ministero. Questa è
una norma fascista contro cui io mi batterò. Un tempo, almeno, era Gentile a
farlo ma, almeno, lui ci capiva». Sapete invece «che ci sono 100 ispettori del
ministero che per un anno intero non fanno altro che occuparsi delle prove
degli esami di Stato? E che prove, visto che poi vengono fuori dei capolavori…».
E perché non li ha dirottati verso qualche altro incarico quando era al
governo? Aprea ribadisce infine, giusto per tornare al titolo
del convegno (“A scuola senza competenze?”) e alle serie preoccupazioni
che evoca, come solo una parte «dei docenti di matematica è in possesso della laurea in matematica, pensate che ci sono laureati in sociologia che
insegnano matematica…». Problema serio, molto serio, questo, che riguarda anche
altre discipline. Si batta almeno, Valentina, per abolire la norma con la quale
l’ultima
legge finanziaria ha rilanciato i corsi di riconversione di insegnanti perdenti
posto. Quanto meno lo faccia sapere a Brunetta e Tremonti (se siamo
ancora in tempo).